Palazzo Panciroli Trivelli, conosciuto anche come Palazzo Manenti è una residenza storica di Reggio Emilia, situato alla congiunzione tra Corso Giuseppe Garibaldi e Via Luigi Carlo Farini. Il palazzo costruito nel 1431, sulle fondazioni di edifici trecenteschi, dai Panciroli, una famiglia di mercanti che diventerà una delle più illustri della città. Nel XVIII secolo il palazzo fu venduto alla famiglia Trivelli, facoltosi mercanti di seta di origine svizzera. In quegli anni le sue stanze ospitarono diversi personaggi illustri: Napoleone Bonaparte vi soggiornò in diverse occasioni e poi ancora nel 1808 il Viceré Eugenio Beauharuais, e Gioacchino Murat, Re di Napoli. Nel 1881 il palazzo divenne proprietà del Conte Luigi Monzani e nel 1931 passò alla famiglia Manenti, attuale proprietaria e da cui prende il nome con cui è conosciuto. Tra gli elementi più notevoli del palazzo vi sono gli affreschi del cortile. Le figure delle Beatitudini, risalenti al 1610. In origine dovevano essere otto ma quattro andarono perse durante successivi lavori di ampliamento.
Siete negli ultimi 200 metri della vostra maratona, in Corso Giuseppe Garibaldi. Nell’alto medioevo qui scorreva il torrente Crostolo all’interno delle mura della città, lungo l’attuale corso, localmente detto “della Ghiara”, appunto dal termine ghiaia, nome preso anche dalla basilica marina che si affaccia su medesimo corso, oltre a Palazzo Magnani e alle sedi della Provincia e della Prefettura di Reggio Emilia. Inoltre Corso Garibaldi presenta anche numerosi ristoranti e trattorie tipiche, dove vi consigliamo di andare a mangiare nel vostro soggiorno reggiano. Il corso è stato dedicato all’eroe dei due mondi che passò da Reggio Emilia nel 1859.
Nel XVII secolo, i Conti Ruggeri fecero ampliare il palazzo , il cui corpo centrale risale al 1465. La famiglia era potente a Reggio e patrocinava la Compagnia del Gesù che aveva sede presso la chiesa di S. Giorgio, adiacente al palazzo. Tornando all’impianto del palazzo possiamo evidenziare come ricordi certe ville urbane delle grandi famiglie romane, la pianta è a C con le due ali che racchiudono una stretta corte interna e, quindi, mescola i caratteri tipologici del palazzo nobiliare imponente a quelli della villa che si apre verso l’esterno. Passò sotto diverse famiglie come proprietà, compresi i Canossa di quel Gaetano, che in una notte fece abbattere il campanile di S. Giorgio perché il suono delle campane infastidiva il suo sonno. Nel XIX secolo, divenne di proprietà dei Conti Rangone che lo posseggono ancora oggi. Il prospetto principale si affaccia su Piazza del Cristo è decisamente la parte più interessante di tutto l’esterno perché è quello che rappresenta meglio il carattere di villa urbana di questo edificio. Le testate delle ali, sulla piazza, presentano ciascuna un maestoso portone d’ingresso profilato a conci di bugnato; la corte è protetta rispetto alla strada da un muro alto fino al primo piano. Pare che il muro sia riferibile al XVII secolo. Eleganti finestre rettangolari, tutte protette da inferriate, corrono al piano terra anche sul muro della corte e sono ripetute al piano nobile; il corpo centrale del palazzo dentro la corte ha una ulteriore fila di finestre.
Elemento necessario per la Reggio Emilia Medievale, Rinascimentale, Barocca e Neoclassica, l’acqua viene riproposta come presenza concreta di un passato importante, come quello estense. Il tema dell’acqua, citato in maniera esplicita a evocazione appunto dell’antico corso del torrente Crostolo, si ripropone quale ‘origine morfologica’ anche in Viale Umberto I. Le due fontane settecentesche lungo il viale saranno restaurate, riattivate e valorizzate con l’obiettivo di riportarle all’antico splendore e farle assumere ad importate elemento che caratterizza l’intero sistema della “Passeggiata Estense”. Al fine di aumentare la visibilità delle fontane, il progetto prevede un intervento di innalzamento della quota attuale sia delle vasche che della pavimentazione circostante, così come erano in origine. Per la realizzazione della bordatura intorno alle due fontane verrà collocato un cordolo perimetrale con una seduta monoblocco, eliminando l’attuale parapetto metallico. Questa soluzione permette di esaltare la presenza della fontana nello spazio a piazza, conferendole maggiore visibilità e valorizzazione prospettica, nonché maggiore coerenza con le caratteristiche storiche delle fontane.
Sempre nel rispetto della storia, le fontane saranno caratterizzate dalla coltivazione di piante acquatiche, tipo ninfee, in alcuni punti delle vasche, così com’era nel Settecento. L’acqua quindi non sarà trattata chimicamente e non sarà ‘artificialmente’ cristallina, ma assumerà le colorazioni tipiche della presenza vegetale. Ogni fontana avrà un solo getto, come in origine. Il Viale Umberto I, chiamato anche negli anni passati “Stradone”. Rinomato per la presenza di 481 alberi distribuiti in quattro doppi filari: due doppi filari di tigli a corredo della strada e dei viali interni (piantati intorno agli anni '30 del secolo scorso) e due doppi filari di specie diverse a corredo dei viali esterni Fu progettato da Ludovico Bolognini, commissario estense e importante architetto e ingegnere. E venne realizzato fra il 1788 e il 1791.
La ricerca evidenzia il particolare pregio storico dello Stradone, che all’epoca era considerato anche da viaggiatori stranieri uno dei più belli d’Italia. “Quel delizioso passeggio” – come lo definiva lo stesso Bolognini – creava un vero e proprio “colpo di vista di prospettiva”, anche grazie allo spettacolare quadruplice filare di pioppi cipressini che lo caratterizzava. Usciti dal Parco delle Caprette, vi trovate sul Ponte di San Pellegrino, costruito nel 1789 su progetto dell'Ing. Ludovico Bolognini. L'opera si inserisce in un più ampio disegno di sistemazione urbanistica dell'accesso meridionale della città. Danneggiato durante la seconda guerra mondiale, colpito da una bomba sganciata da un bombardiere alleato. Nel dopoguerra iniziarono le opere di riparazione che portano al recupero del manufatto. All’inizio degli anni ’90, considerato inadeguato a smaltire il flusso di automobili, il ponte fu interessato da un ampliamento, con l’allargamento del piano viabile e la realizzazione dei marciapiedi laterali, che lasciò tuttavia inalterata l’architettura originale.
Il ponte è adornato con le statue dei fiumi Secchia e Panaro provenienti dalla Villa Ducale di Rivalta. |
42195 METRI DI REGGIO EMILIACuriosità riguardanti parti della città che potrai scoprire correndo la nostra splendida Maratona. Categorie
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